Locke disegna un delicato equilibrio tra l’autorità del precettore e la libertà dell’allievo: quella del gentleman dev’essere infatti una open education, in grado di valorizzare la libertà e la creatività del giovane signore. La libertà deve però essere educata perché il discente diventi capace di resistere ai propri desideri, contrastare le proprie inclinazioni e seguire semplicemente ciò che la ragione stima migliore, che nel caso presente non indica più l’etica universale dei classici, ma il calcolo e l’interesse, quale nuovo ideale della gentry.
Si riconosce così, nella valorizzazione lockeana dell’autodominio o self control il fine classico dell’educazione come raggiungimento della virtù o dell’eccellenza, ma declinato nella nuova sensibilità, quale espressione della civiltà – vale a dire del corretto comportamento esteriore – della saggezza e della cultura.
L’educazione è quindi soprattutto interiorizzazione dei valori di un gruppo sociale e del suo modo di essere.
Poiché il fine dell’educazione lockiana è la formazione del gentleman, la formazione del carattere e il self-control sono orientati alle necessità di un aristocratico capace di coniugare la tradizione nobiliare del blasone familiare con l’inserimento nella vita produttiva e nell’economia.
Il risultato è che i valori fondanti del modello educativo lockeano sono l’onore (valore aristocratico) e la rispettabilità (valore borghese). Illuminante il metodo che Locke prescrive al precettore, il quale non deve essere improntato alla rigida disciplina dei premi e delle punizioni capaci di generare solo «caratteri da schiavi», ma la ricerca della stima degli altri e il timore della vergogna, cioè l’interiorizzazione di premi e castighi.
Coerentemente con la sua teoria della conoscenza, il metodo dell’educazione lockeana è legato al valore dell’esperienza e all’esaltazione del lavoro: i ragazzi devono essere educati con il giocoche differisce dal lavoro solo per l’immediata utilità.
Commenti
Posta un commento